Il gelato fa bene. Non solo allo spirito
Ricordi, sensazioni, emozioni. Quell’uscita fuori porta, quel cono in riva al mare, quel gelato a bordo lago, la coppetta nella pasticceria di montagna. Vere e proprie madeleine di proustiana memoria indissolubilmente legate all’assaggio di un gelato.
Ma un buon gelato non fa bene soltanto allo spirito e al cuore. Scopriamo insieme i benefici di un alimento un alimento che favorisce l’aumento del colesterolo HDL, quello “buono”, e la diminuzione del colesterolo cattivo.
Sfatiamo un mito: il gelato non fa ingrassare. Al contrario, quello artigianale con ingredienti di qualità, fa bene alla salute (naturalmente in dosi, come sempre, non eccessive), apporta nutrienti e vitamine, fornisce energia, reintegra i liquidi, attiva il circuito del piacere, mettendo di buon umore.
Malanni di stagione: gelato sì o gelato no?
Raffreddori, influenza, malanni di stagioni invernali: il gelato fa bene, riesce ad alleviare la situazione o peggiora la nostra condizione? Necessario fare dei distinguo.
Il gelato è una soluzione ideale in caso di mal di gola, grazie all’azione rinfrescante e vagamente analgesica apportata dal freddo, può dare sollievo alle regioni infiammate del cavo orale. In questo caso sarebbe preferibile scegliere un gelato gusto frutta, evitando il latte contenuto nelle creme che aumenta la produzione di muco).
Discorso opposto in caso di influenza: riduce sensibilmente la temperatura corporea, costringendo l’organismo a “distogliere” parte delle sue energie dalla risposta alle infezioni per ristabilire l’omeostasi.
Pausa pranzo: mai più panino!
E se in pausa pranzo, meglio se d’estate, lasciassimo a casa il panino e corressimo alla prima gelateria? Non sarebbe una cattiva idea. Il gelato presenta maggiori vantaggi rispetto al classico panino: ci da senso di sazietà, nutre, rinfresca, è nella maggior parte dei casi facilmente digestibile.
Grazie alle sue proprietà e ai suoi ingredienti (un buon gelato non provoca mai sete), con un gelato si apporta al nostro organismo l’acqua, elemento importantissimo soprattutto nei mesi caldi.
Musica per il nostro palato
Studi scientifici dimostrano che, mangiando gelato, si innesca nel nostro cervello un meccanismo di piacere molto simile a quello che si ottiene ascoltando la nostra musica preferita. Dolci note per il nostro palato, quindi, ed effetti positivi sul nostro umore.
Il ritorno all’infanzia, un amore mai dimenticato, il giusto premio per una difficile giornata lavorativa: tanti possono essere gli spunti, tante possono essere le situazioni in cui un buon gelato ci salva l’umore: caffè e tiramisù per ricaricare anche il nostro corpo, amarena per rilassarsi, cioccolato come naturale guerriero contro un momento di tristezza.
Gli zuccheri facilmente assorbili incidono sull’area celebrale e il nostro viso risulta più rilassato. Facilitando così anche le relazioni con gli altri.
Il consumo di gelato stimola anche la produzione di serotonina (l’ormone della felicità). Nel latte presente nelle creme, c’è anche il triptofano, tranquillante naturale per il sistema nervoso.
Occhio però: se avete problemi di insonnia, meglio un gelato alla frutta.
I gusti più indicati per il nostro benessere
Il gelato significa anche e soprattutto una declinazione abbastanza ampia di gusti.
Si parte dal cioccolato fondente che ci aiuta a essere di buon umore con vitamina B3 e minerali come il magnesio. Restando nelle creme dalla nocciola arriva un ottimo apporto per pelle e capelli (vitamina E) e un ottimo sostegno agli sportivi.
Gusti frutti quasi tutti di colore rosso: le more con la vitamina C ed E ha sostanze antiossidanti, le fragole e i lamponi contengono fibra e sali minerali in quantità e i mirtilli hanno l’effetto antiossidante più potente di qualsiasi frutto fresco.
Non dimentichiamo il pistacchio: vitamine, sali minerali proteine e grassi ‘buoni’, ottima merenda energetica.
ANTONELLO MINOIA
Giornalista pubblicista, con una passione smisurata per i carboidrati, per lo sport e per tutto quello che è scrittura, testi, contenuti e comunicazione. Da bambino scrivevo favole, da “grande” volevo fare il poeta o lo scrittore. Mi dicevano: “Non raccontare storie”. E, invece, io proprio quello faccio: racconto storie.